WTO, FACILITAZIONI NON ANCORA PER TUTTI
Il 27 novembre 2014 è stato adottato il protocollo di emendamento al Trade Facilitation Agreement (TFA) della WTO, che ha avviato il processo di ratifica da parte degli Stati membri dell’organizzazione. Sono stati necessari 27 mesi per raggiungere il quorum (due terzi) richiesto per l’entrata in vigore. Ma ad oggi manca ancora qualche adesione…
Tutte le analisi previsionali mostrano che la piena attuazione del Trade Facilitation Agreement potrebbe ridurre i costi commerciali in media del 14,3% e aumentare il commercio globale fino a 1 trilione di dollari all’anno, con i maggiori guadagni nei Paesi più poveri. Per la prima volta nella storia della WTO, l’obbligo di attuare l’Accordo è stato direttamente collegato alla capacità del singolo Paese di adottarlo: è stato creato un Trade Facilitation Agreement Facility (TFAF), per aiutare a garantire che i Paesi in via di sviluppo e quelli meno sviluppati potessero ottenere l’assistenza necessaria per sfruttare appieno i vantaggi del TFA. Eppure, ad oggi, non tutti coloro che siedono nel più importante (almeno sulla carta…) organismo commerciale globale hanno apposto la loro firma in calce al Trattato. Non è una questione legata al grado di sviluppo: i Paesi in via di sviluppo e quelli meno sviluppati hanno piena flessibilità per attuare le misure di facilitazione commerciale, mentre i Paesi sviluppati devono essere conformi al 100% a tutte le misure del TFA fin dalla data di entrata in vigore. In genere, i Paesi che hanno ratificato il TFA velocemente politicamente stabili, sviluppati o ad alto reddito, con economie aperte che godono di buone performance commerciali e volumi di esportazione importanti; proprio a quel grado di sviluppo dove il TFA vorrebbe portare tutti gli Stati membri.
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