Racconti Doganali: Sapere per saper cambiare
Lo scenario internazionale, indefinito e liquido come mai nel passato, pone sfide quotidiane agli operatori commerciali, attori di una competizione sempre più feroce; la ricerca, l’innovazione, la flessibilità sono le chiavi del successo in un panorama economico sempre meno globalizzato e più regionale, vittima di istanze protezionistiche, ritorsioni, dazi utilizzati quali armi improprie.
L’incertezza economica si è ormai dissolta nel timore di un prolungato rallentamento economico, prolungato almeno quanto le guerre e le conseguenti sciocchezze politiche che sbiadiscono questa già uggiosa primavera, che colpisce le economie asiatiche e stritola le ben più fragili economie occidentali; lo spostamento dei centri di potere economico in Asia; l’India del Presidente Modi, personaggio, forse, ambiguo, ma capace di innovare quella che definisce “la più grande democrazia del mondo”, quale, ormai, presenza ingombrante; una presidenza USA più impegnata dalle elezioni ormai prossime che da una saggia gestione della politica internazionale, desiderosa di maggior protezione per la propria produzione e di maggior libertà sui mercati, nella disperata difesa di una supremazia mai così in discussione; un’Europa afflitta dal conflitto russo-ucraino e tornata ai particolarismi nazionali, spinta da leaders bisognosi di attenzione mediatica per rafforzare una risibile leadership in un continente sentito mai come adesso così lontano dai suoi cittadini, impegnata in una consultazione elettorale di importanza storica, anche in ottica doganale, crocevia di una stagione di cambiamenti esistenziali: inquietanti scenari sulla governance futura del commercio internazionale.
La globalizzazione, nei pensieri di molti analisti, sembra aver lasciato il passo ad un più prudente regionalismo, le catene di valore cambiano geografia (la connessione remota sostituisce gli spazi fisici), le imprese europee non cercano più, in Paesi lontani, un minor costo del lavoro, bensì manodopera qualificata, infrastrutture, mercati aperti.
L’economia della sostenibilità può essere la chiave del futuro, una sfida culturale più che commerciale; e una sfida culturale e sociale è il nuovo customs mood che deve accompagnare il cambiamento.
In un recente intervento sul Financial Times, Katherine Tai, Trade Ambassador del governo Biden, richiama la Conferenza di Bretton Wood e la carta Atlantica, chiamata a ricostruire, al termine di una guerra disastrosa, un ambiente sicuro per gli scambi internazionali, attraverso una cooperazione economica perseguita “con l’obiettivo di garantire, per tutti, migliori standard lavorativi, progresso economico e sicurezza sociale”. In quanto parte integrante della politica economica, il commercio deve essere anche parte di qualsiasi contratto sociale; il “laissez-faire system” ha consentito alle imprese orientate al profitto a breve termine di massimizzare i propri guadagni, mostrando, tuttavia, i limiti della libertà di mercato.
Transizione sociale, transizione culturale, cambiamento; cambiare, sempre, non ripartire.
Anche in dogana; soprattutto, in dogana.
Pianificare, definire una strategia, non reagire e rischiare di essere travolti dai disequilibri globali, ma prepararsi in maniera proattiva, analizzando le opportunità che il mercato offre, sviluppando le azioni conseguenti, guidate da passi decisi: immaginare il futuro, prevenire il rischio, pensare la strategia doganale come ipotesi di saving, lavorare sulla cultura aziendale per favorire il cambiamento, ideare un nuovo modello di business.
La compliance doganale, intesa quale sistematico e strutturato adempimento collaborativo di comunicazione e cooperazione preventiva per la corretta applicazione delle disposizioni doganali e fiscali correlate, quale valore aggiunto alla definizione dei processi logistici.
La strategia doganale intesa quale leva gestionale, foriera di riduzione di costi e di tempi, capace di incidere su tutte le funzioni aziendali tradizionali; la conoscenza degli strumenti doganali fattore di ottimizzazione dei processi e di gestione efficace ed efficiente dell’interazione con il ciclo aziendale.
Unire competenze trasversali è sinonimo di gestione integrata dei processi, è sinonimo di cultura doganale.
La specializzazione produttiva ed economica e la gestione di mercati sconosciuti richiedono analisi e competenze approfondite, una realtà affrontata in maniera diffusa e generalista tende ad abbassare il livello qualitativo dei servizi prestati; la conoscenza dei futuri assetti doganali, sempre più telematizzati e meno cartacei, la consapevolezza dello sviluppo delle misure agevolative nazionali e unionali, la padronanza di una realtà internazionale, politica ed economica che richiede scelte strategiche raffinate: la diffusione del sapere doganale, attraverso una capillare attività di formazione e informazione.
Che è sempre stata il nostro orizzonte e che, ora, si arricchisce di una nuova sfida: l’organizzazione, in partnership con un istituto di primaria importanza nel mondo della formazione e della comunicazione come Dot Academy, del corso per l’acquisizione della qualifica di responsabile delle questioni doganali ai fini AEO, al via il prossimo mese di ottobre, duecento ore di lezione e un esame finale non per decretare “il più bravo”, ma per misurare la propria conoscenza di un universo che inizia a schiudersi..
Un programma definito dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, uguale per tutti, una formazione diversa.
Perchè diversa è la fonte del nostro sapere.
“Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendolo”: la sapienza di Aristotele come stella polare, il nostro sapere nasce nelle calate dei moli portuali e nell’immensità degli hub aeroportuali, nei bisogni della grande industria e nella velocità delle case di spedizione e trova la sua connotazione teorica nella luce fioca delle lampade notturne, a studiare leggi e prassi, con quella curiosità che, sola, infiamma l’entusiasmo, a dare dignità giuridica ad un sapere operativo, a plasmare un sapere circolare, che abbraccia teoria e pratica, perchè la dogana si può conoscerla solo praticandola, lontano dal paludato e lento incedere di stanze profumate di ben altra cultura.
E’ un sapere che non ha la presunzione di insegnare concetti, ma ha la consapevolezza di trasferire esperienze ed emozioni, ben consapevole che occorre traguardare dove l’occhio non arriva, un domani che tramuta “l’operatore AEO” in “trust and check trader”, opportunità infinite e una compliance severa.
Parlare alle aziende non è semplice, non è sufficiente trasferire conoscenza, è essenziale comprendere le necessità e proporre certezze; questo è il significato ultimo dell’idea di trasformare la dogana in business, dare dignità aziendale ai processi doganali, rendendone partecipi i principali attori della vita societaria.
Leggeteci, chiamateci, informatevi, poi decidete; questo link è la porta di un mondo forse non magico, ma concretamente reale dietro lo specchio delle vanità confuse.
Intanto, continuate a seguire Overy e C-Trade, l’unico ecosistema integrato che prepara le aziende al futuro.