PROPRIETA’ INTELLETTUALE, CINA DAVANTI ALLA WTO
La Commissione europea interviene a difesa dei diritti di brevetto delle società unionali e cita davanti alla WTO la Cina; l’azione ne segue un’altra, già presentata lo scorso mese davanti al medesimo ente, relativa ad una presunta coercizione economica del Paese del Dragone sulla Lituania, rea di ospitare un ufficio di rappresentanza di Taiwan.
Utilizzo dei tribunali interni per indebolire le normative sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale, consentendo a giganti della telecomunicazione, come Huawei e Xiaomi di acquisire licenze tecnologiche a prezzo di saldo. Prosegue senza sosta l’offensiva diplomatica contro l’espansionismo cinese, sorretto da una libera interpretazione delle regole internazionali e discretamente vendicativo: apri una rappresentanza commerciale di Taiwan a Vilnius? E io, cara Lituania, ti blocco le importazioni di carne, latticini, birra e faccio lobby sulle case automobilistiche tedesche perchè non utilizzino componenti di tua produzione. “Anti-suit injunction”, sarebbe questo il meccanismo legale utilizzato da Pechino per prevenire possibili cause nei tribunali mondiali contro aziende cinesi accusate di utilizzo di tecnologie senza licenza: Nokia, Ericsson, Sharp sarebbero già incorse in multe da € 130.000,00 al giorno. La UE ha già sollevato più volte il problema con le autorità cinesi, senza riuscire a trovare un p unto di incontro; da qui, la decisione di ricorrere alla WTO per violazione dell’accordo sugli aspetti commerciali legati ai diritti di proprietà intellettuale (TRIPS); se la controversia non si risolverà “amichevolmente” entro 60 giorni, sarà la WTO a pronunciarsi.