NUOVA PANDEMIA, STESSA CINA…

Ci risiamo. Il COVID-19 riprende a mietere contagi e vittime, ma l’esperienza del biennio appena concluso pare non aver insegnato nulla: la Cina affronta la nuova ondata di pandemia con la stessa rigidità mentale, soffoca le voci dissenzienti, nasconde la reale situazione del Paese, mentre le prospettive percepite a Ovest non sono delle più rosee.

In un mondo (non si sa ancora per quanto tempo…) globalizzato, sono assai rari gli avvenimenti interni ad un Paese che non abbiano conseguenze anche sugli scambi commerciali di cui lo stesso sia parte; figuriamoci, poi, se il casus belli ha una rilevanza globale e terrorizza i governi dell’intero mondo. In quest’ultimo caso, non esistono e non possono esistere “segreti di Stato”, pur nel rispetto della libertà di ciascun Paese di affrontare il problema nel modo che ritiene più opportuno. Il COVID-19 cinese ha creato danni sanitari enormi in Cina ed economici nel resto del globo ed ora che il virus ha ripreso a colpire il Paese del Dragone, si ripresentano i medesimi fantasmi. Il rallentamento della produzione, dovuto alla ridotta forza lavorativa nelle fabbriche, ha già provocato la cancellazione di molte spedizioni, dai porti di Shangai, Qingdao e Shenzen, gli ordini non vengono evasi, i containers rimangono a terra, le difficoltà di movimentazione, per scarsità di personale, nei porti completa un quadro non certo brillante. Il rallentamento degli ordini da USA ed Europa, dovuti ad una recessione che avanza, potrebbe essere compensato, da parte cinese, con un incremento delle esportazioni nell’ambito RCEP e Belt & Road, ma le preoccupazioni dell’occidente per i ritardi nelle consegne, il congestionamento dei porti, lo spettro di navi bloccate e di una crescita dei noli crescono rapide…

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