MEGA-FTA PER FRENARE LA CINA
Il governo sudcoreano sta per presentare una domanda di adesione sia all’Indo-Pacific Economic Framework (IPEF) guidato dagli Stati Uniti, sia al Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP); molti analisti vedono dietro questi interessi la volontà USA di contenere l’espansionismo cinese nel continente asiatico.
Oltre al Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), entrato in vigore a febbraio, il CPTPP e l’IPEF sono considerati esempi illuminanti dei cosiddetti mega-FTA, recentemente emersi come una delle maggiori questioni legate alle relazioni commerciali non solo in Corea del Sud. La conclusione di accordi di libero scambio bilaterali, a suo tempo considerato un percorso obbligato dal consolidarsi delle relazioni internazionali, si è scontrata, nel corso del tempo, con il loro perimetro di applicazione, spesso ristretto; in questo contesto si sono sviluppati il declino del multilateralismo WTO-style e l’ascesa della visione dei mega-FTA. La riduzione delle barriere commerciali attraverso accordi di libero scambio bilaterali incontra dei limiti in un contesto economico globale, in cui sempre più imprese si avventurano all’estero e i Paesi sono coinvolti, in modo complesso, nella produzione di beni. Il CPTPP segue il RCEP, mega-FTA “originale”, ha livelli di apertura ancora maggiori, 11 Paesi membri (tra cui Australia, Canada e Giappone) e una domanda di adesione cinese depositata lo scorso anno. E gli USA? In ritirata sotto la presidenza Trump,
potrebbero sfruttare, ora, commercio e geopolitica per arginare, non solo nella zona asiatica, l’egemonia cinese