MATERIE PRIME CRITICHE MADE IN ITALY
Tra le consuete sorprese sotto l’ombrellone, la conversione in legge dl decreto che adegua il nostro ordinamento alla normativa unionale, creando un sistema di governance per l’approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche considerate strategiche, riconoscendo e sostenendo la qualifica di progetti di rilevante interesse pubblico.
Sono critiche le materie prime esposte a un rischio di approvvigionamento elevato, causato dalla concentrazione dell’offerta in pochi Paesi terzi (Cina, in primis); sono strategiche quelle materie prime critiche essenziali per il funzionamento del mercato interno, per le transizioni verde e digitale e per il loro utilizzo in applicazioni specifiche: la normativa unionale, pubblicata lo scorso mese di aprile, riconosce 34 materie prime critiche e 17 strategiche, la cui necessità, traguardo 2050, è destinata ad incrementarsi esponenzialmente. Il provvedimento promuove un nuovo approccio di sistema all’approvvigionamento di tali materie, con l’obiettivo, da un lato, di analizzare la domanda e i fabbisogni del Paese grazie ad attività di monitoraggio delle catene di approvvigionamenti e, dall’altro, di incentivare la loro offerta; viene, quindi, avviato un Programma nazionale di esplorazione e semplificate le procedure autorizzative e rafforzato il Fondo Nazionale del Made in Italy. Un punto unico di contatto, presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, esaminerà le richieste di estrazione e di progetti strategici di riciclaggio; in base alla normativa unionale, il 10% del fabbisogno annuale deve essere coperto con l’estrazione, il 40% con la trasformazione e il 25% con il riciclaggio; le importazioni da un unico Paese terzo non potranno superare il 65% del consumo annuo della UE.