02 Maggio 2024

Racconti Doganali: Le sfide dell’Unione europea

Il 1° maggio 2004 non si è, semplicemente, allargata la famiglia dell’Unione europea, accogliendo dieci nuovi Stati membri, l’adesione più numerosa dalla firma del Trattato di Roma.

Il 1° maggio 2004 l’Europa ha riconquistato, politicamente, quel concetto di “continente” che da molti anni rivestiva solo dal punto di vista geografico…

 

Sono trascorsi vent’anni

Numericamente non molti, storicamente, un’eternità.
Nuovi (dis)equilibri dell’assetto globale in perenne movimento, in costante bilico (economico, politico, umano) tra oriente e occidente, popoli che oppongono le armi alla deriva delle civiltà, miserie umane atterrite e impotenti di fronte al pestifero flagello di una pandemia che sbaglieremmo gravemente a trattare come cattivo ricordo e non come divino monito; e, sopra tutto, un conflitto che ha trasformato la guerra in un evento mediatico, anestetizzando la paura con le immagini, quasi si trattasse di combattimenti lontani, nello spazio e nel tempo, mentre per la prima volta, dopo più di settant’anni, i morti giacevano sul suolo europeo.
“Eppure, esiste un rimedio che, se fosse generalmente e spontaneamente adottato dalla grande maggioranza dei popoli in molti Paesi, come per miracolo potrebbe trasformare l’intera scena e rendere in pochi anni tutta l’Europa, o almeno la maggior parte di essa. libera e felice com’è oggi la Svizzera. Qual è questo rimedio sovrano? Esso consiste nella ricostruzione della famiglia dei popoli europei, o in quanto più di essa possiamo ricostituire, e nel dotarla di una struttura che le permetta di vivere in pace, in sicurezza e in libertà. Dobbiamo creare una specie di Stati Uniti d’Europa. Solo in questo modo centinaia di milioni di lavoratori saranno in grado di riconquistare le semplici gioie e le speranze che rendono la vita degna di essere vissuta…”.
Pur nella loro, storica e letteraria, bellezza, come appaiono lontane le parole pronunciate il 19 settembre 1946 all’Università di Zurigo da Sir Winston Leonard Spencer Churchill.
Quell’Europa che avrebbe dovuto difendere la dignità della vita vede (o, meglio, non vede) quotidianamente la morte, la percepisce, forse non la sente come propria; con l’eccezione proprio di quei Paesi, unitisi a noi vent’anni fa e che quotidianamente pranzano di fronte al nemico, quei paesi che, come e più di altri, nell’ultimo decennio hanno vissuto e stanno ancora vivendo, in parte, eccessi estremistici di connotazione culturale, più che politica; quei Paesi, memori di secoli di umiliazioni, che oggi più di altri, con severità di dubbia interpretazione, si ergono a difensori dell’ordine sanzionatorio unionale.
Di quell’Unione che, probabilmente, li ha anche traditi, dalla quale alcuni vorrebbero separarsi, ma che, con tutti i suoi fastidiosi difetti, è l’ultima speranza di una dignitosa libertà economica; di quell’Unione che, oggi, si trova ad affrontare tre decisive sfide: clima e biodiversità; rivoluzione digitale e intelligenza artificiale; transizione geopolitica, quest’ultima figlia di quello scontro militare, giocato, dall’esterno, con armi non convenzionali, di natura economica, finanziaria, commerciale, che rischiano di dividere il mondo in blocchi contrapposti quali eredi di una globalizzazione diversamente declinata nel corso degli anni.

Abbiamo una strategia per affrontare queste sfide.

“Si chiama sovranità europea. Sovranità significa diventare più forti, più influenti e avere più controllo sul nostro destino. La nostra sovranità si fonda su tre pilastri. Il primo sono i valori e i principi democratici, come la dignità umana, fondamento di questo progetto politico comune…Il secondo è costruire un’economia forte e più competitiva, maggiore attenzione al mercato unico, Unione geopolitica e Unione dei capitali…il terzo è il rafforzamento della capacità di difesa, anche industriale, messa in crisi da un paradigma nuovo, che vede sicurezza e difesa non più come teoriche aspirazioni, ma come necessari bisogni…”, un investimento geopolitico in pace e sicurezza, parole di Charles Michel, Presidente del Consiglio dell’Unione europea.
Un investimento per i cittadini della UE, se è vero, come sosteneva una vecchia, ma storica sentenza dell’allora Corte di Giustizia CEE, che proprio il riconoscimento di diritti soggettivi individuali, direttamente discendenti dall’ordinamento unionale è stata la base della rinuncia, in settori limitati, ai propri poteri sovrani da parte degli Stati fondatori della Comunità economica europea.
Tra quei settori limitati, figurano proprio l’unione doganale e la politica commerciale, due tra le più importanti frecce nella faretra degli organi di governo UE per vincere le sfide dei prossimi anni; ma anche per vincere la sporca guerra che tante vittime sta mietendo tra i combattenti sul campo di battaglia e qualche vittima conta anche lontano da questi, tra le pieghe di economie più malate di altre e poco inclini alla tutela degli operatori più deboli.
I più furbetti dei quali vedono l’aggiramento dei divieti unionali quale fonte di ricchezza, non di sopravvivenza, provocando la violenta reazione, come in qualsiasi periodo bellico che la storia ricordi, dell’ordine costituito: “Onde garantire l’applicazione effettiva delle misure restrittive dell’Unione, è necessario che gli Stati membri dispongano di sanzioni penali e non penali effettive, proporzionate e dissuasive da applicare in caso di violazione di tali misure, compresi gli obblighi, ad esempio quello di segnalazione, ivi stabiliti. È inoltre necessario che tali sanzioni facciano fronte all’elusione delle misure in questione”

Pene armonizzate

Pene massime fino ad almeno cinque anni di reclusione per le persone fisiche Responsabilità delle persone giuridiche e pene pecuniarie per i reati, commessi a loro vantaggio, da un soggetto che rivesta una posizione giuridica preminente, anche quale parte di un organo collegiale; per tutti, sanzioni, penali o non penali, accessorie.
Trattandosi di una direttiva, gli Stati membri hanno l’obbligo di recepimento: entro il 20 maggio 2025, hanno stabilito Consiglio e Parlamento UE.
Un orizzonte indefinito rende incerta la stabilità delle misure restrittive; la UE vigila, la dogana come scudo.
Sul futuro della linea politica, anche doganale e commerciale, dell’Unione europea influiranno le elezioni che si svolgeranno tra il 6 e il 9 giugno prossimi, a quarantacinque anni esatti di distanza dalla prima chiamata alle urne per l’elezione del Parlamento europeo?
Ne parleremo in un’altra occasione; con l’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione, parafrasando Gramsci.

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