LA CASSAZIONE SI PRONUNCIA ANCORA SULLA TRIANGOLARE UE

Sempre il trasporto al centro dell’attenzione dell’amministrazione finanziaria e, di conseguenza, della Corte di Cassazione. Che, ancora una volta, si pronuncia in tema di operazioni triangolari UE, ma affermando un principio valido anche quando un soggetto extra-UE si inserisca nell’operazione. Nel solco della giurisprudenza unionale.

“In caso di operazioni triangolari interne al territorio dell’Unione, ove vi siano due cessioni successive con tre operatori, di cui almeno uno sito al di fuori del territorio nazionale e oggetto di un solo trasporto, non è imponibile la prima cessione di beni, ove si accerti che la merce oggetto della suddetta cessione venga trasportata dal primo acquirente nel territorio dello Stato del cessionario, senza che il primo acquirente possa disporre della merce come proprietario ma risulti meramente interposto al fine di assolvere a un vincolo di consegna della merce al terzo soggetto passivo che la immetta in consumo”.

Non è necessario che il trasporto sia curato dal primo cedente, come suggerisce una interpretazione letterale dell’art. 58, D.L. n. 331/93; è sufficiente che il promotore della triangolazione non vanti una “signoria dominicale” sui beni e che la prima cessione si inquadri, fin dall’origine, nella volontà di una operazione UE. I Supremi Giudici, a latere, si occupano anche della prova dell’esportazione: un codice MRN apposto da una autorità doganale estera costituisce senza dubbio prova dell’avvenuta esportazione, non essendo rinvenibile nella disciplina doganale una disposizione che vincoli l’esportatore a presentare la dichiarazione nel Paese di residenza: principio sancito, peraltro, dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli fin dal lontano 2008 e che qualcuno tarda a recepire.

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