Istantanee dal 2025
Guardare al futuro, prescindendo dagli insegnamenti del passato, è errore che, la storia insegna, gli uomini hanno pagato troppo spesso a caro prezzo. In quel fluire liquido del tempo, in quel magma concettuale di spazio e tempo, il rigore logico e il rispetto del sapere impongono uno sguardo a ciò che è stato, per comprendere un 2025 sfidante.
Nella nostra splendida lingua, il concetto di “meraviglia” è identificato con un “sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata”. La filosofia greca classica utilizzava il verbo “meravigliarsi” come prodromo, se non sinonimo, di conoscenza: per Platone, nel Teeteto, meravigliarsi significa compiere il primo passo per imparare a vivere ovvero imparare a viversi non tanto come qualcosa di ovvio e banale, quanto come una sorpresa; Aristotele, nella sua Metafisica, sostiene che gli uomini “hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati davanti alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori……cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica…”.
E noi, di cosa dovremo meravigliarci nell’anno appena nato? Quali conoscenze, quali nuove, presunte verità ci proporrà? Perchè di verità, di certezze necessiteremmo tutti, al cospetto di una quotidianità internazionale così ardua da interpretare.
Ci meraviglieremo degli influssi sul commercio internazionale della politica daziaria statunitense, preoccupazione diffusa in ogni angolo del globo, non solo e non tanto quale tributo elettorale dovuto a chi ciecamente ha dato fiducia al tycoon sfidante (che parla del dazio come della “the greatest thing ever invented”), quanto quale strumento principe di un protezionismo economico di stampo trumpiano, di cui non dovremmo perdere la memoria, esempio di politica economica di quella provincia USA che ha regalato al nuovo Presidente oltre settantasette milioni di voti; ed è consolazione magra e vana pensare che la parte più “colta & chic”, residente sulle due coste, si sia rivolta da un’idea più progressista di America del domani. E, di questo, dovremmo preoccuparci seriamente, memori dell’ostracismo alla WTO, propugnatrice di una proposta di liberalizzazione degli scambi e di loro supervisione e monitoraggio estranea all’idea di potere assoluto di Trump; e memori della disfida commerciale con la UE (a proposito: che ne sarà del Trade and Technology Council, in breve TTC) e con la Cina. Quest’ultima, economia in rallentamento, debito in aumento, rapporti con la Russia da verificare, traguarda il progetto di Grande Cina di metà secolo, apoteosi della rivoluzione culturale, cullando sempre il sogno di sostituire gli Stati Uniti quale economia dominante nel globo.
Ci meraviglieremo delle scelte della nuova Commissione europea, impegnata in una sfida improba: garantire la sicurezza dei cittadini, assuefatti, ma spaventati da una guerra a pochi chilometri da casa; accompagnare la crescita delle imprese unionali, intensificando la propria azione di politica commerciale; portare a compimento una transizione verde alla quale non può e non vuole rinunciare. Il tutto mentre due dei suoi principali pilastri, Francia e Germania, vivono, per ragioni diverse, due crisi di identità, più che politiche: la prima, gettata nell’incertezza dalle spregiudicate scelte, nazionali e di politica estera, del più trumpiano dei governanti europei; la seconda, alle prese con i propri fantasmi del passato, non più tenuti a bada da un’economia così ricca. E anche i rapporti tra i due Paesi non brillano, ulteriore fonte di preoccupazione per il Presidente Von der Leyen: ultimo esempio, l’accordo UE-Mercosur, sostenuto dalla Germania, avversato dalla Francia.
Ci meraviglieremo dei Paesi BRICS, ai quali si è aggiunta, dallo scorso 1° gennaio, Cuba, mentre Bielorussia, Bolivia, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan attendono frementi l’ingresso e una più riflessiva Arabia Saudita chiede tempo per valutare le conseguenze di una scelta mal vista su altri tavoli.
E ci meraviglieremo dell’India, destinata a superare, nel corso dell’anno, se le analisi economico-finanziarie verranno confermate, il Giappone quale quarta potenza economica globale, puntando a scalzare dal podio, nel 2027, la Germania.
Non ci meraviglieremo, ma ci preoccuperemo, ancor più di oggi, di una guerra che sembra non avere fine, di un imperialismo russo che non appare più di tanto scalfito dalle restrizioni unionali, che vittime, metaforiche, ma non troppo, iniziano a mietere proprio nell’economia domestica, privata anche del gas che transitava dal territorio ucraino. Non ci meraviglieremo, ma ci preoccuperemo, ancor più di oggi, di una situazione medio-orientale dagli effetti imprevedibili, amplificati dalla “rivoluzione” siriana, che risveglia coscienze malate in ogni parte del mondo e influenza le decisioni nel Golfo Persico e le sventure nel Mar Rosso.
Anche per superare le quali sono allo studio o in via di realizzazione nuovi corridoi commerciali, di cui ci stupiremo nei prossimi mesi: il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), il Corridoio di Mezzo Transcaspico, il Corridoio Internazionale Trasporto Nord-Sud (INSTC) e l’Iraq Development Road, destinati a modificare sostanzialmente la connessione fisica, le modalità di trasporto e la realtà geoeconomica attuale.
E la dogana? Di cosa ci meraviglieremo in dogana? Della completa attuazione del Codice doganale dell’Unione, grazie alla realizzazione dello sdoganamento centralizzato e dell’iscrizione nei registri del dichiarante; dell’avanzamento, speriamo deciso, della riforma dell’Unione doganale; dei benefici della transizione digitale, dettati dal programma di lavoro della Commissione UE; dell’incalzare della transizione verde, incarnata negli acronimi CBAM ed EUDR, confidando che le istanze degli operatori economici unionali trovino accoglienza benevola nelle stanze di Bruxelles, nel rispetto dei principi fondamentali della tutela ambientale e della lotta al cambiamento climatico; del consolidamento, nella prassi degli uffici territoriali e nelle parole della direzione centrale di ADM, della normativa doganale nazionale, confidando che le istanze di buon senso, logica giuridica e semplificazione operativa di parte della dottrina e degli operatori trovino accoglienza benevola nelle stanze di Roma.
Di tutto questo e di molto altro ci meraviglieremo nel 2025.
E di tutto ciò che ci meraviglierà, in positivo e in negativo, vi formeremo e vi informeremo, anticipandovi, come sempre, con chiarezza, contenuti ed effetti, arricchendoci a vicenda di cultura doganale e aziendale.
Analisi, deduzione, esperienza: perchè nulla è più azionabile di una buona strategia.