IRLANDA DEL NORD, I DUBBI DELLA UE
Con uno statement dell’11 marzo 2021, Michael Gove, Ministro dell’Ufficio di Gabinetto di Boris Johnson, aveva annunciato una proroga di tutte le attività di controllo sulle merci in entrata nel Regno Unito, provocando la dura reazione della UE; che ora, tuttavia, sembra assumere una posizione più diplomatica.
“La Commissione si riserva i propri diritti in merito alle procedure di infrazione. Al momento, la Commissione non sta passando alla fase successiva della procedura di infrazione, avviata nel marzo 2021 e, per ora, non ha intenzione di contestare nuove infrazioni”. Tanto tuonò, che non piovve. Le minacce primaverili di adire le vie legali per tutelare l’integrità del TCA e salvaguardare la frontiera con l’Irlanda del Nord, non si sono trasformate in rovesci autunnali, anzi. La UE continua a sottolineare come il protocollo Irlanda/Irlanda del Nord costituisca parte integrante dell’accordo di recesso e della soluzione a suo tempo concordata; e che entrambe le parti sono legalmente tenute ad adempiere ai propri obblighi, ai sensi dell’accordo. Tuttavia, si preferisce conciliare, per identificare soluzioni a lungo termine, flessibili e pratiche per affrontare i problemi e i disagi che stanno vivendo i cittadini e le imprese nell’Irlanda del Nord, il cui accesso al mercato unico unionale è, al moneto, precluso. Senza, peraltro, accettare una rinegoziazione del Protocollo e confermando un approccio diretto al raggiungimento di quei criteri di stabilità, certezza e prevedibilità in grado di rispettare gli accordi del Venerdì Santo e di proteggere gli interessi unionali