EFTA E INDIA, PROVE DI ACCORDO
Il 17 giugno 2022 ha ripreso a discutere con la UE, che è il suo terzo partner a livello globale, è parte dei ribelli (o pseudo tali) BRICS, ha già accordi con ASEAN, Giappone, Mercosur: non si può dire che l’India del Premier Modi non sia un Paese commercialmente dinamico. Come conferma anche l’accordo siglato il 10 marzo con i Paesi EFTA.
Consideriamo i dati della Svizzera, tra i Paesi EFTA senza dubbio alcuno il commercialmente più importante per l’Unione europea e già parte di un accordo con la Cina. Il Trade and Economic Partnership Agreement ancora fresco di stampa migliora l’accesso al mercato per il 94,7% delle esportazioni di merci dalla Svizzera verso l’India (valore riferito al periodo 2018–2023 secondo la statistica indiana delle esportazioni, oro escluso). Allo scadere dei termini previsti per l’abolizione dei dazi (a seconda del prodotto tra 0 e 10 anni), l’84,6% delle esportazioni dalla Svizzera avverrà in franchigia doganale. Per il 10,1% delle esportazioni la Svizzera ha invece ottenuto concessioni parziali (soprattutto riduzioni dei dazi del 50% con termini transitori da 0 a 10 anni). Allo scadere dei termini previsti per l’abolizione dei dazi, in base al commercio attuale, le imprese svizzere potranno risparmiare fino a circa 167 milioni di franchi di dazi all’anno. L’Accordo comprende disposizioni in materia di promozione degli investimenti e di cooperazione, la protezione della proprietà intellettuale, l’eliminazione degli ostacoli al commercio non tariffari, incluse le misure sanitarie e fitosanitarie, la concorrenza, la composizione delle controversie, l’agevolazione degli scambi, lo sviluppo sostenibile. Un accordo moderno, ampio: sarà bene che la UE non si attardi, né con l’India né con la Svizzera.