EAU E ISRAELE RISCRIVONO LA STORIA
Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno concluso i negoziati per un accordo di libero scambio. I due Paesi hanno formalmente stabilito relazioni commerciali nel 2020 (scambi il cui valore oscilla tra i 600 e i 700 milioni di dollari), come parte degli Accordi di Abraham mediati dagli Stati Uniti e che includevano anche il Bahrain e il Marocco.
Un nuovo capitolo nella storia del Medio Oriente. “Oggi abbiamo firmato un accordo di partenariato economico globale con #Israele che si basa sulle solide basi poste dagli Accordi di Abraham. Spingerà il valore del nostro commercio bilaterale non petrolifero oltre i 10 miliardi di dollari entro cinque anni”, così si è espresso il ministro emiratino Thani Al Zeyoudi, a conferma che la storia vive nella memoria, ma si scrive ogni giorno senza dover necessariamente rinnegare il proprio passato. Per gli Emirati Arabi Uniti quello con Israele è il secondo accordo bilaterale di libero scambio, dopo la firma di una partnership con l’India a febbraio, mentre trattative commerciali bilaterali sono in corso con molti altri Paesi, tra cui Indonesia e Corea del Sud. Una politica commerciale così espansionistica e aggressiva testimonia il tentativo arabo di rafforzare la propria economia e il proprio status di principale partner economico nell’area del Golfo, dopo il colpo subito dalla pandemia di COVID-19. Eliminazione del 96% delle imposizioni daziarie, circa 1.000 aziende israeliane pronte a sbarcare nella penisola araba, obiettivo Far e Middle East, l’impegno a rimuovere le barriere commerciali e a promuovere l’utilizzo delle nuove tecnologie: sarà tutto vero?