02 Gennaio 2024

CONFERENZA WTO, PUNTO DI NON RITORNO

Fin dalla sua creazione, nel 1995, la World Trade Organization (WTO) rappresenta l’unica organizzazione internazionale chiamata a gestire e a definire le regola del commercio internazionale, risolvendo, in funzione arbitrale, le controversie tra gli Stati membri. Ma USA e Cina la vedono come un ostacolo alle proprie politiche espansionistiche.
Che la forma sostituisca, di fatto, la sostanza, in politica non è opera degna di novità. Screditandone, nei fatti, quasi mai nelle parole, l’operato, disapplicandone coscientemente le decisioni, disobbedendo ai suoi principi ispiratori: così si può portare qualsiasi organismo volontario all’estinzione. Se, poi, quest’organismo è chiamato a disciplinare gli scambi commerciali internazionali, nel rispetto di principi quali equità, pari trattamento, semplificazione degli adempimenti non può sorprendere come qualche soggetto, con mire espansive, possa considerarlo un ostacolo. La Conferenza Ministeriale WTO, che si svolgerà quest’anno ad Abu Dhabi, sarà l’occasione per il redde rationem: disinnescare le misure protezionistiche di USA e Cina, ad esempio, aggiornando le regole commerciali internazionali, sostanzialmente invariate dalla loro emanazione, attenuando le tensioni geopolitiche oggi dirompenti. Confermare gli impegni di liberalizzazione degli scambi, estendere la moratoria sui dazi applicabili al commercio elettronico e la difesa dei diritti di proprietà intellettuale, rimuovere ogni ostacolo all’esportazione di prodotti alimentari e medicinali, aumentare le competenze WTO in materia di economia digitale, clima, investimenti, risoluzione delle controversie, limitare l’applicazione delle eccezioni di sicurezza di cui all’Articolo XXI: cambiare per non diventare un ente inutile.

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