CHATGPT ARRIVA IN DOGANA?
“L’intelligenza artificiale si riferisce a sistemi che mostrano un comportamento intelligente analizzando il loro ambiente e agendo – con un certo grado di autonomia – per raggiungere obiettivi specifici”: così parlava la Commissione UE nel 2018. ChatGPT non esisteva ancora, ma ora che è il suo utilizzo si è così diffuso, l’introduzione in campo doganale non sembra essere semplice utopia.
Intelligenza artificiale e dogana: universi paralleli destinati a non incrociarsi mai? Forse no.
Parola al CEO di una società britannica, che sta studiando l’applicazione di ChatGPT alla compilazione delle dichiarazioni doganali: “Abbiamo iniziato i test per specifici utilizzi doganali e stiamo sviluppando il chat bot ponendo domande specifiche in materia doganale. L’azienda sta già utilizzando il sistema Microsoft AI per una vasta gamma di lavori, tra cui la generazione di lettere ed e-mail, proposte ai clienti e, al momento, le risposte sono corrette all’80%”.
Universi che iniziano a sfiorarsi e che potrebbero a breve abbracciarsi, almeno in due soluzioni: da una parte, un chat bot in grado di rispondere a quesiti doganali posti dagli esportatori; dall’altro, un sistema per la compilazione delle dichiarazioni doganali britanniche (98 campi, più fattura e packing list), ma con una già programmata estensione dell’ambito di attività del sistema anche ad altre normative doganali, oltre a quella UK. Inoltre, si sta cercando di sviluppare funzioni di analisi dei dati per spedizionieri e freight forwarders: dei plug-in che consentono a ChatGPT di connettersi a normali app di consumo (documenti Word, fogli Excel), senza necessità di programmazione, ad esempio caricando un foglio Excel su ChatGPT e chiedendogli di generare analisi e grafici significativi per gli utenti. Un futuro inaspettato. E vicino.
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