BRICS NUOVA POTENZA GEOECONOMICA?
L’acronimo BRIC fu coniato nel 2001 dall’analista Jim O’Neill, il quale, in un documento redatto per la banca Goldman Sachs, identificava con tale termine un nuovo aggregato geoeconomico, formato dalle quattro economie in più rapida crescita: Brasile, Russia, India e Cina. Nel tempo, si è aggiunto il Sudafrica e, ora, si prospettano importanti adesioni.
“I BRICS non competono con nessuno, non si oppongono a nessuno, ma è anche ovvio che questo processo oggettivo, il processo di creazione di un nuovo ordine mondiale, ha ancora oppositori inconciliabili che cercano di rallentarlo, per frenare la formazione di nuovi centri indipendenti di sviluppo e influenza nel mondo”: parola di Vladimir Putin, intervenuto, da remoto, all’ultimo meeting BRICS, tenutosi a Johannesburg. Durante il quale, è stato proposto l’allargamento dell’intesa ad Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran, un gruppo alquanto eterogeneo che, tuttavia, arriverebbe a conteggiare il 36% del PIL mondiale e il 47% della popolazione mondiale e che sta studiando la possibilità di una moneta unica. Certo, fino a qualche tempo fa, sarebbe stato impensabile vedere a braccetto Iran ed Emirati Arabi; Russia, Cina e India sono potenze con aspirazioni egemoniche nel continente asiatico; India e Cina si confrontano per le risorse naturali in Africa e nei Paesi vicini; alcuni Paesi sono decisamente anti-USA, mentre altri flirtano con Washington. Eppure, nella ricerca di nuovi equilibri mondiali, di una stabilità geopolitica che prescinda dagli storici blocchi politici contrapposti e prediliga, al contrario, vicinanze regionali ed interessi economici condivisi, trova posto anche un’alleanza singolare. E se si trovasse anche un accordo doganale…