ARMI DA FUOCO, LA UE CAMBIA LE REGOLE
Non solo negli USA la detenzione delle armi da fuoco è un problema di sicurezza e un’emergenza sociale. Anche in Europa l’illegalità dilagante in questo settore sta assumendo dimensioni preoccupanti, sorretta da una legislazione disomogenea e, ormai, non più attuale; e che giustificano un deciso intervento, a tutela della sicurezza unionale.
Le cifre diramate dalla Commissione UE sono impressionanti: si stima che siano detenuti da civili 35 milioni di armi da fuoco illegali, che rappresentano oltre il 50% di tutte le armi da fuoco nell’Unione europea. Circa 630.000 armi da fuoco ad uso civile sono segnalate come smarrite o rubate nel sistema d’informazione Schengen. È evidente che le norme attuali sono insufficienti e, al fine di contrastare una simile minaccia alla sicurezza sociale, diventa necessaria una nuova e più severa disciplina delle misure di importazione, esportazione e transito di armi da fuoco, loro componenti essenziali e munizioni. Parola d’ordine, tracciabilità: presupposto indefettibile per raggiungere tale obiettivo, da un lato, la qualità delle informazioni trasmesse dagli Stati membri e la digitalizzazione dei dati e, dall’altro, un adeguato scambio di informazioni tra le autorità competenti e le autorità doganali, non solo a livello nazionale, ma anche tra gli Stati membri, così da monitorare le importazioni, il transito e l’esportazione, garantendo, nel contempo, che i commercianti siano titolari di licenze e che anche i semicomponenti e le parti siano controllati e debitamente registrati. La previsione di un certificato di utente finale per le armi da fuoco di “categoria C” e un impianto sanzionatorio chiaro e rigoroso, per società e soggetti privati coinvolti nel traffico illecito, completano lo schema di regolamento.