ARABIA SAUDITA, LA DOGANA A SOSTEGNO DELLA PRODUZIONE INTERNA
L’obiettivo di proteggere l’economia domestica da pratiche sleali poste in essere da mercati concorrenti ha spinto l’Arabia Saudita ad approvare nuove regole doganali, per disciplinare le importazioni di beni dagli altri Paesi membri del Gulf Cooperation Council (UAE, Bahrain, Oman, Qatar, Kuwait).
Lo scorso 3 luglio il chairman of the Board of the Department of Zakat, Tax and Customs Authority ha approvato una nuova risoluzione, che introduce nuove procedure di importazione in Arabia Saudita: con effetto dalla data di pubblicazione, tutti i prodotti, finiti o semilavorati, in uscita dalle zone franche attraverso i Paesi aderenti al Gulf Cooperation Council saranno oggetto di formalità di importazione, al pari di tutti gli altri prodotti esteri, mentre i beni che contengono componenti prodotti da imprese di proprietà, parziale o totale, di compagnie israeliane non possono godere di alcuna riduzione daziaria. Preferenze, al contrario, sono riconosciute ai beni prodotti da quelle aziende che rispettano i principi sauditi sulla nazionalizzazione della forza lavoro, ovvero dipendenti locali non inferiori al 25% del totale e beni con almeno il non meno 40% di valore aggiunto. Nel segmento dell’acciaio, si prevede che la misura possa colpire billette e tondini per cemento armato; già alcuni carichi provenienti dall’Oman sono stati sdoganati con un’aliquota daziaria del 20%, creando una confusione totale sul mercato, inquinato, secondo fonti saudite, da una politica di prezzi al ribasso proprio di Oman e UAE.