A QUALCUNO NON PIACE IL CBAM
Il governo polacco ha annunciato che intende richiedere l’annullamento del regolamento che istituisce il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (regolamento CBAM), sostenendo che le disposizioni dettate dalla normativa unionale sono principalmente di natura fiscale e, pertanto, richiedono un voto unanime per essere approvate.
Lo scorso 16 maggio veniva pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, il regolamento istitutivo di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, più semplicemente CBAM. L’adozione della normativa che costituisce una pietra miliare del green deal unionale, tendente, da un lato, a scoraggiare gli operatori europei dall’acquistare beni da paesi non aderenti all’Accordo di Parigi, dall’altro a convincere tali Stati a conformarsi alle regole di tutela ambientale e di lotta al cambiamento climatico, non è stata indolore: nella votazione finale, la Polonia si è dimostrata contraria alla n uova regolamentazione, mentre Belgio e Bulgaria si sono astenuti; tuttavia, trattandosi di normativa di natura ambientale, è stata sufficiente la maggioranza per la sua entrata in vigore. Ed è proprio quest’ultima considerazione che ha spinto il governo polacco a richiedere alla Corte di Giustizia UE l’annullamento del provvedimento: trattandosi di normativa fiscale e non ambientale, sarebbe stata necessaria l’unanimità e non la maggioranza, in sede di votazione, per la sua adozione. Se il ricorso venisse accolto, il regolamento CBAM potrebbe essere annullato, in tutto o in parte, anche se per avere una sentenza potrebbero essere necessari un paio di anni; è evidente come tale eventualità avrebbe impatti disastrosi sui piani di transizione ambientale della Commissione UE.